L'11 gennaio del 44 è una giornata magnifica: tempo chiaro, cielo nitido, aria fredda e calma. Tutto tranquillo. Ad un tratto, verso le 11, in paese arriva rombando un corteo di autocarri, camioncini, automobili carichi di truppe tedesche, scortate da due autoblinde e da un cannoncino. La gente li guarda passare, piena di ansia e preoccupazione. Non si fermano, proseguono per l'alta valle. Evidentemente vanno a caccia di partigiani.
Tra i Fassiotti e Rio Cros, una parte lascia gli autoveicoli, risale il pendio oltre i Coppieri, verso Castelluzzo. un'altra parte si ferma ai Chabriols e sale il pendio boscoso oltre i Bonnet. Cominciano a sparare all'impazzata con fucili e mitragliatrici. Nessuno risponde. Di partigiani non vi è traccia. Si scorgono in alto colonne di fumo qua e là, proprio sotto i roccioni di Castelluzzo. I tedeschi hanno dato fuoco a qualche fabbricato, credendolo rifugio di partigiani. Brucia una casetta ai Borel, bruciano alcuni casolari più in alto, all'alpeggio Senghi. Intanto si vedono in cielo due velivoli tedeschi che girano a lungo sulla valle.
Verso le 15 la sparatoria finisce. Più tardi i soldati, tornati sulla strada, si ricongiungono con gli altri reparti che hanno agito a Villar e Bobbio e tornano a Pinerolo.
Questo è il primo duro rastrellamento della valle, seguito meno di un mese dopo dalla feroce vendetta che fa seguito alla battaglia di Rio Cros e che lascia la popolazione angosciata e preoccupata. I valligiani direttamente colpiti dalle rappresaglie non possono essere abbandonati alla loro sorte, occorre dimostrare loro solidarietà, ma nessuno osa muoversi. Si teme la reazione degli oppressori.
Le autorità e i privati si rivolgono alla Croce Rossa come unica istituzione in grado di assumere un tale incarico. Il sottocomitato locale accoglie prontamente l'invito. Il 9 febbraio del 44 si forma uno speciale comitato maschile e femminile per l'assistenza ai sinistrati, non senza qualche difficoltà ed esitazione. Il comitato inizia il suo lavoro diffondendo un appello per la raccolta dei doni per le famiglie sinistrate. Le offerte arrivano da ogni parte. All'ufficio di Piazza Muston la distribuzione degli indumenti, dei mobili, degli oggetti utili si svolge intensa, di settimana in settimana, estendendosi poi gradualmente agli altri comuni della valle e perdurando fino alla liberazione.
Da una statistica preparata dall'ufficio locale della Croce Rossa Italiana, sappiamo che nel corso del 1944 sono stati incendiati 157 fabbricati di cui 57 case d'abitazione, rese del tutto inabitabili. Il concentrico di Torre Pellice, tra gli Appiotti e Santa Margherita, tra il Viale Dante e il corso del Pellice è sempre stato rispettato dagli oppressori, anche se più volte le minacce di distruzione sono state gravi e ripetute, ma ogni volta ragioni di opportunità politica hanno sempre consigliato il contrario. Inoltrandosi invece nella campagna tra Torre e Villar, nell'indritto e nell'inverso, tra le ombre folte dei castagneti, è facile accorgersi delle molte macerie che la barbarie nazifascista ci ha lasciato.