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Jacopo Lombardini

Nel 1943 molti giovani si uniscono ai partigiani in montagna: hanno ricevuto la chiamata di leva e non vogliono entrare nelle milizie fasciste della Repubblica di Salò. Queste reclute ingrossano le file della Resistenza, ma possono causare problemi per la scarsa motivazione. Della loro formazione si occupa Jacopo Lombardini.

Nasce in Toscana, vicino a Carrara, nel 1892. Da sempre amante della libertà, è mazziniano e interventista al tempo della grande guerra. Collaboratore de "La sveglia repubblicana", poeta e scrittore, è un convinto antifascista durante il Ventennio e viene ripetutamente perseguitato dagli squadristi. Lombardini è persona che non serba rancore e, anni dopo, addirittura aiuta uno degli squadristi che lo avevano picchiato. E' poi predicatore laico metodista. Frequenta la facoltà valdese di Teologia a Roma. E' educatore presso il Convitto valdese di Torre Pellice, dove parla ai giovani degli inganni della dittatura fascista. A metà ottobre del '43, anche in seguito alle minacce di un genitore di un allievo del Convitto, sale in montagna e si unisce alle bande partigiane della formazione Giustizia e Libertà. Ha il ruolo di commissario politico e "cappellano dei valdesi" con il nome di battaglia "Il Professore", ma non farà mai uso di armi. Viene catturato dai fascisti durante il massiccio rastrellamento di forze congiunte fasciste e naziste in Val Germanasca sotto il Col Giulian il 24 marzo del 1944. Sopravvive alle torture nella caserma di Bobbio, nelle carceri Nuove di Torino, nel campo di Fossoli, in quello di Bolzano, per soccombere nelle camere a gas del campo di concentramento di Mauthausen-Gusen, a 53 anni, il 25 aprile 1943 (il campo sarà liberato dieci giorni dopo, il 5 maggio 1945). Fino all'ultimo dimostra una forza d'animo incredibile e continua ad incoraggiare i suoi compagni di prigionia.