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La Missione Orange Gobi

È stata probabilmente la prima missione italo-americana paracadutata oltre le linee del fronte. La ricostruzione è stata fatta da uno dei 3 protagonisti volontari, l'Ing. Riccardo Vanzetti (nome di battaglia Renato) con una intervista rilasciata a L'Eco delle Valli Valdesi in occasione del cinquantenario della liberazione - 25 aprile 1995.

La missione era composta da Vanzetti, da Mario Di Leva (Marcello) che aveva passato le linee del fronte da nord a sud, e da Giorgio Squillace, un radiotelegrafista della flotta sottomarina italiana.

Erano tutti volontari e la missione fu organizzata dall'OSS servizio segreto americano che aveva fatto alleanza con l'Organizzazione per la rinascita italiana ORI.Furono paracadutati da un Halifax bimotore partito da Brindisi, il 17 marzo del 1944.

Toccammo terra, anzi neve alle ore 2,30 di mattina e ci demmo subito da fare per cercare tutto il materiale e soprattutto gli sci. Vedendo un fiume che scorreva in direzione ovest capimmo di essere in Francia - seguimmo così la direzione est per tre giorni e tre notti per passare il confine italiano. Giorgio fu travolto da una slavina e scendemmo fino al fondo di una valle per cercarlo, era stato parecchio tempo sotto la neve ed era in condizioni gravi. Nel frattempo De Leva scese a valle per cercare aiuto. Fu arrestato da un gruppo di partigiani di Prearo e un gruppo di contrabbandieri salì a recuperare me e Giorgio.

Restammo nascosti durante i rastrellamenti di marzo e solo quando la situazione ci sembrò tranquilla trasportammo la radio a Torre Pellice a casa dei fratelli Cesan, dove fu nascosta in un alveare. I tedeschi nonostante i radiogoniometri non riuscirono mai a localizzarla. Svolgemmo così il lavoro informativo con l'ausilio di staffette tra Torre Pellice e Torino dove si era stabilito De Leva. Tramite radio facemmo arrivare i primi lanci di materiale bellico ed io cominciai a fare dei corsi di istruzione per il suo uso. Era soprattutto materiale adatto ai sabotaggi: plastico, detonatori, micce. La direttiva che avevamo era di interrompere le vie di comunicazione fra le basi nemiche di Torino e Provincia e la frontiera, che nel frattempo era tornata in mani alleate.

Vanzetti con le squadre di guastatori fu protagonista della fase di Resistenza detta "pianurizzazione". L'attività partigiana si spostò dalle vallate, dove si rischiava di rimanere intrappolati, alla pianura dove erano gli obbiettivi da sabotare. Fu una strategia vincente che causò gravi danni al nemico favorendo poi l'occupazione delle città da parte dei partigiani prima dell'arrivo delle forze alleate.

A mio parere, dice ancora Renato Vanzetti, quello che la Valpellice ha fatto durante la Resistenza non è stato abbastanza riconosciuto; con la disponibilità delle armi (dai lanci paracadutati) e l'addestramento questi giovani sono diventati degli eroi. Avevamo inoltre l'appoggio della popolazione che sapeva benissimo ciò che facevamo e si è sempre dimostrata leale.